Nella prima metà dell’800, si punta sull’elaborazione artigiana piuttosto che sull’impiego di grandi quantità di oro e si inventano a questo scopo nuove tecniche: ci si ingegna, più che altro, a realizzare pezzi appariscenti con la minore quantità possibile di materiale, non disdegnando, in mancanza di meglio, le pietre semipreziose (ametiste,topazi, acqua marine) tra cui comincia proprio ora a comparire il corallo.

In primo luogo si modifica la montatura “a notte” e si montano le pietre lasciandone scoperto anche il retro (montatura “a giorno”). Non si rinuncia all’argento sul fronte del gioiello, perché questo metallo chiaro esalta lo splendore soprattutto del diamante, però si crea per ogni pietra un leggero supporto di oro giallo, così da rendere tutto più rigido. L’uso del doppio metallo sarà costante per tutto il corso dell’800.

A partire dagli anni Trenta La richiesta di gioie è in netto aumento, anche a causa delle innovazioni radicali della moda femminile, i corsetti degli abiti acquistano ora maggiore importanza e ospitano grosse spille spesso a girandola, decorazioni poste al centro della scollatura. L’oro viene ora “colorato” mediante l’aggiunta di rame, che gli dà un tono rossastro, o di argento, che lo fa invece virare sul verde.

Prevalentemente adoperato in sottili sfoglie sbalzate, l’oro produce un effetto di pesantezza, come nelle lunghe catene apparentemente massicce, ma in realtà molto leggere. Nell’800 si diffondono moltissimo anche i cosiddetti gioielli “romantici”: pendenti, spille o anelli che racchiudono una ciocca di capelli della persona amata o di un parente defunto.